Arturo Lorenzoni Presidente Veneto 2020
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Volontari

Lettera ai veneti

Padova, 09 settembre 2020

Care cittadine e cittadini del Veneto,

la scadenza elettorale si avvicina e una serie di fattori mi ha impedito di poter condurre una campagna con gli strumenti tradizionali, per far conoscere me stesso e la proposta che con le 5 liste che mi sostengono abbiamo preparato per la nostra Regione.

Desidero rivolgere queste righe non tanto a coloro che hanno una convinzione politica radicata, bensì a coloro, e siete la maggioranza, che non sentono una collocazione definita e che in molti casi rinunciano al diritto di voto perché si sentono lontani dalle proposte presentate. Vi scrivo per comunicarvi l’importanza di andare a votare il 20 e 21 settembre. Infatti, nonostante il racconto di un Veneto felice e di un esito scontato delle elezioni, è in gioco il confronto tra due visioni antitetiche della società, che si confrontano anche a livello nazionale e in molti altri paesi del mondo.

Da un lato una politica che enfatizza e fossilizza le differenze tra le persone, dovute alla provenienza, all’orientamento sessuale o a chissà quale altro motivo, che non vuole procedere con l’integrazione economica (e ogni barriera economica prima o poi crea povertà da uno dei due lati), che non crede nell’Europa, che vede solo il benessere di chi è al di qua del muro e non vuole alzare lo sguardo su chi mette a rischio la propria vita per uscire dalle minacce e dalla povertà. Una politica che, anche dietro i volti rassicuranti di qualche leader, ha sempre bisogno di un nemico per rinsaldare le fila dei propri sostenitori.

Dall’altro l’idea che parte dall’assunto etico che solo accettando la prospettiva plurale e aperta del noi si possono trovare soluzioni solide ai problemi. Ad ogni scala - noi come condomini, concittadini, connazionali - la nostra idea di società non è contro qualcuno o qualcosa, ma sempre per un progetto, che raccoglie il consenso intorno a un obiettivo concreto e condiviso. Che vede i vantaggi dell’apertura verso l’esterno, in campo economico certamente, ma anche in quello scientifico, sociale e culturale e, massimamente in ambito politico e diplomatico, seppur con meccanismi di mediazione e di controllo.

A Padova prima e in Veneto ora, ho sentito la necessità di aiutare a riavvicinare le persone alle istituzioni, perché non c’è democrazia che tenga senza la partecipazione attiva delle persone, senza l’interesse delle donne e degli uomini al governo della vita pubblica.

Sono convinto che solo la politica che concepisce la prospettiva del noi sia compatibile con il patrimonio di valori di noi Veneti e con i nostri 2000 anni di storia, improntati all’accoglienza e all’apertura verso ogni diversità, nel rispetto delle regole e dei diritti di tutti e di ciascuno.

Per questo ho accettato di guidare un’alleanza ampia del mondo democratico, per ricompattarlo intorno ad un progetto comune e concreto, fortemente centrato sulla sostenibilità ambientale e il rilancio economico legato all’innovazione e alla transizione ecologica verso un’economia circolare. Per riallineare la politica Veneta a quella europea e internazionale, per dare centralità ai 17 obiettivi di sostenibilità proposti dall’ONU con l’Agenda 2030, per poter utilizzare al meglio le risorse stanziate dall’Europa con il Green Deal e il Recovery Fund. Per ridare centralità al Veneto, alla sua economia, al suo straordinario tessuto sociale, per invertire il trend di emigrazione da parte dei nostri giovani.

È finito il tempo delle divisioni da parte dei democratici, delle iniziative personalistiche, dell’arrendevolezza di fronte ad una destra tronfia e tristemente compatta intorno alla conservazione degli equilibri costruiti in 25 anni di guida ininterrotta della regione. Inizia una stagione nuova, dove vogliamo ridare alla maggioranza dei Veneti l’orgoglio di essere innovativi, attenti a tutti e a ciascuno, parte di un’Europa che rappresenta una grande opportunità. Uniti su progetti condivisi, non su appartenenze politiche superate ormai da tempo.

E se il Veneto è oggi percepito come la roccaforte di quella visione conservatrice del mondo, arroccato intorno alla paura verso qualsivoglia diversità, proprio in Veneto dobbiamo dare forte il segnale di una società che guarda al proprio futuro con tenacia, consapevole dei propri mezzi. La politica della paura, del rancore e della chiusura stanno asfissiando il Veneto. Sono convinto che la nostra identità stia altrove, nella solidarietà, nella condivisione di progetti concreti, senza paure.

Per questo è veramente importante che tutti andiamo a votare. Se è vero che nessuno si salva da solo, dobbiamo costruire ponti, non i muri che invoca la destra. E questo lo dobbiamo fare noi Veneti, il 20 e 21 settembre.

Arturo Lorenzoni


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Arturo Lorenzoni

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