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Giornata della Memoria 2019

Shoah e migranti

Ricorrono i giorni della Memoria e mai come oggi negli ultimi 70 anni è attuale il bisogno di ricordare. Di ricordare per capire, perché sembra che quel processo inizialmente silenzioso di legittimazione delle discriminazioni si possa ripetere. La memoria delle molte discriminazioni, odiose, insinuate nel nostro paese con scuse che oggi apparirebbero ridicole se non fossero state drammatiche (il concetto di "razza", la tutela della "purezza", quante assurdità contro ogni tipo di diversità fisica, religiosa, sessuale, di nascita!) ci impone di rigettare ogni tentativo di creare dei solchi tra un noi immaginato e un voi creato ad arte per rafforzare il consenso intorno a sé. È facile lavorare sulle nostre paure per crearsi consenso, farci sentire minacciati per giustificare metodi sbrigativi, magari anche irrispettosi dei diritti (solo di alcuni ci mancherebbe, di quelli di coloro che non sono dei "nostri"!); è facile alimentare le paure per mostrare che siamo forti nel proteggere i "nostri", ergendosi a difensori di una comunità minacciata da chissà quale invasore.

Ottant'anni fa si erano costruiti dei nemici dentro e fuori l'Italia per giustificare un regime (niente meno che le demo pluto-crazie giudaico massoniche e bolsceviche!); oggi in Europa si tenta di mostrare un fenomeno comune a tutto il mondo (le migrazioni interessano i 5 continenti, dalle zone più povere a quelle più ricche, senza alcun vincolo di confini nazionali) come un attentato alla sicurezza e al benessere dei cittadini europei, dando un'enfasi esagerata a un fenomeno destinato ad assumere dimensioni tanto maggiori quanto più è osteggiato. Le 23371 persone arrivate in Italia nel 2018 (dati UNHCR), - 80% rispetto al 2017, sono meno dei giovani laureati che nello stesso anno hanno lasciato l'Italia (questo, purtroppo, è un fenomeno di cui preoccuparci seriamente).

Non abbiamo bisogno di soluzioni facili, abbiamo bisogno di gestire situazioni complesse, in una logica che superi i conflitti e trovi risposte ai bisogni di tutti, senza tentare la scorciatoia di pensare che vi possa essere una soluzione stabile di benessere per alcuni con l'esclusione di altri, diversi, meno degni. Tradiamo due millenni di etica quando ardiamo affermare che ci sono essere umani che hanno più diritti di altri. Per non dire del tradimento dei valori religiosi che stanno alla base della nostra stessa identità. No, non possiamo immaginare che atteggiamenti ritenuti da tutti fino a pochi anni fa addirittura imbarazzanti siano oggi legittimi, persino da parte di rappresentanti istituzionali. Riconoscere la pari dignità di ogni uomo che si trovi nel nostro paese, o in prossimità di esso, non è buonismo, è la radice della nostra identità culturale; è il fondamento della nostra convivenza.

Ogni barriera costruita nella storia ha creato tensioni, che nel tempo si sono accresciute fino a generare conflitti, e povertà da uno dei due lati. In qualsiasi campo, politico, economico, scientifico, industriale. Tornare a creare barriere significa tornare indietro di decenni e di secoli, tradire la nostra identità e prendersi gioco delle paure profonde che ci accompagnano.

Per questo ora più che mai è importante lavorare per unire, per integrare, per creare un'economia di scambio, per offrire opportunità a tutti e dire un no deciso a chi vuole chiudersi in una difesa antistorica dei propri privilegi.

Fare memoria dei fatti di ottant'anni fa oggi vuole dire non accettare alcuna discriminazione nei diritti di nessuno, non far passare sotto silenzio nessun tradimento dell'unica etica possibile, l'etica del noi, valida per ciascun essere umano. Tanto più se presente nel nostro paese.

L'invasione dei migranti:

23371 persone nel 2018 (dati UNHCR), - 80% rispetto al 2017. In Europa sono arrivati nel 2018 121.755 migranti.

Nel 2017 se ne sono andati dall'Italia circa 285 mila cittadini. È una cifra che si avvicina al record di emigrazione del Dopoguerra, quello degli anni '50, quando a lasciare il Paese erano in media 294 mila Italiani l'anno.


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Arturo Lorenzoni

Candidato Presidente alla Regione Veneto

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